Laboratorio integra i giovani intorno alla festa di carnevale di vari paesi del mondo.
Costruire maschere di carnevale è stata la sfida posta ai partecipanti del Laboratorio sulla Cultura Sudamericana chiamato “El Carnaval de mi tierra”. Gli incontri sono stati promossi dal progetto Fa.mi.lin.g (Famiglie migranti e Linguaggi dei giovani) in tre appuntamenti pomeridiani al Centro Servizi Giovani, di via del Macello, a Perugia.
Un approccio creativo sulle tradizioni dei paesi sudamericani attraverso il carnevale, periodo dell’anno in cui si fa festa, si organizzano balli in maschera, si indossa il costume e si fanno scherzi.
Più di 20 partecipanti da 12 a 30 anni – venuti dai paesi del Sud America, dell’Africa, dell’Asia e dall’Europa dell’Est – si sono uniti intorno alla maschera, un simbolo comune del carnevale in tutto il mondo.
“Ci sono tante le diversità culturali, ma tutti identificano la maschera come l’immagine che sintetizza il carnevale. Per alcuni, le maschere possono evocare un rituale, per altre solo un gioco”, ha detto Ana Aranda, l’insegnate di arte che ha condotto questo laboratorio. Peruviana, lei vive e lavora a Perugia da 11 anni.
Utilizzando materiali semplici come plastilina, palloncini, carta colorata, inchiostro e porporina, l’insegnante ha spiegato passo passo come fare una maschera, lasciando che la libertà creativa dei partecipanti venisse alla luce durante la produzione.
A poco a poco, le maschere hanno assunto forme personalizzate secondo il repertorio e ricordi di ognuno.
“Ho visto un ragazzo che ha fatto la sua maschera con i colori della bandiera del suo paese di origine. Credo che per lui sia un modo di dare il suo viso alla sua creazione, mostrando la sua vera identità agli altri partecipanti. È come se lui dicesse: questo sono io, però adesso sono qui e voglio convivere con voi. Un laboratorio d’arte offre questa possibilità”, ha osservato Ana Aranda.
Così, la maschera che serve per nascondere il volto e garantisce l’anonimato, addirittura serve come una rappresentazione dell’anima di chi la produce.
Uno dei più abili del laboratorio è stato un giovane di 12 anni:. Elijah Kyle, nato a Hong Kong e venuto dalle Filippine da 9 mesi a Perugia, ancora ha difficoltà a esprimersi in italiano, ma ha mostrato un’incredibile capacità manuale. “Non avevo mai fatto una maschera prima. Mi è piaciuto partecipare e sono molto felice di essere qui”, ha detto Elijah a fine lezione.
L’altra partecipante sagace è stata Elena Usenco, 16 anni, nata in Moldavia e da 6 anni a Perugia. “Ho conosciuto il carnevale come festa qui in Italia però le persone usano sempre maschere comprate nei negozi. È più divertente e penso di aver fatto un buon lavoro”.
Anche il camerunese Ronald Mbieleu, 22 anni, da 6 mesi a Perugia, anche ha condiviso la tradizione mistica che coinvolge la maschera nel suo paese: “In Camerun, ogni etnia ha la sua maschera che rappresenta gli dei. Si fa una cerimonia ritualistica dove chi indossa la maschera ha il potere di curare una malatia e di scacciare lo sfortunio”.
Le maschere prodotte nel laboratorio faranno parte dello scenario di una festa di carnevale, prevista per il 25 febbraio al Centro Servizi Giovani, che riunirà i partecipanti dei corsi del progetto Fa.mi.lin.g. Certamente sarà una grande opportunità per scambiare informazioni sui carnevali di culture lontane e di arricchimento personale e collettivo attraverso una delle feste più popolari del mondo.
JOICE MONTEFELTRO
Foto: Luis Jorge