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Una breve storia della mia immigrazione
“Come mai avete scelto l’Italia dal momento che il paese ora è cosi’ poco creativo culturalmente?”. La domanda ci è stata fatta da una coppia che abbiamo incontrato in una sessione di cinema, quando eravamo appena arrivati a Perugia e questo pensiero fino ad oggi ci accompagna.
Siamo brasiliani e abbiamo deciso di vendere tutto ciò che avevamo in Brasile (casa, macchina e mobili) per vivere in un altro paese. Ho lavorato come giornalista freelancer e mio marito faceva il parrucchiere da più di 20 anni. La nostra vita non era mica male! Avevamo una situazione finanziaria confortevole perché lavoravamo circa 10 ore al giorno il sabato compreso. Eravamo lavoratori autonomi senza dipendenti e questo ha facilitato il nostro cambiamento. Difficile è stato lasciare amici e famiglia. La motivazione per vivere nel vecchio mondo – e abbiamo scelto l’Italia perché ho la cittadinanza italiana – era in realtà antica. Un desiderio che solo nel 2011 abbiamo realizzato e non volevamo rammaricarci di non eseguirlo.
Questa è stata la risposta a quella coppia nella sessione di cinema. Ovviamente sapevamo che i paesi della Comunità Europea e l’Euro erano in crisi e che non avremmo trovato vita facile. Neanche speravamo di trovare un Dante, un Da Vinci, un Michelangelo o un Fellini in ogni angolo. Ciò che ci affascinava era la possibilità di sperimentare un cambiamento di vita, di costumi e di lingua. Eravamo e ancora siamo disposti ad affrontare la diversità.
Inoltre, è stato un esercizio molto interessante mettere tutta la nostra vita in un paio di valigie. Questo esercizio ci ha fatto pensare alle cose che sono davvero importanti e indispensabili.
La crisi finanziaria anche non ci spaventa. Chi é brasiliano conosce molto bene questa parola. Da bambini sentivamo sempre che il paese era in recessione, che i prezzi erano in salita e che la disoccupazione era grande.
Il Brasile è visto oggi come un paese in grande sviluppo economico e con una moneta stabile. È la sesta economia mondiale, una grande potenza. Nel frattempo, Italia e diversi paesi europei vivono una crisi senza precedenti.
Quindi, perché cambiare il “certo” con l’ “incerto”? Infatti, il Brasile è cresciuto negli ultimi decenni, ma penso che sono necessari ulteriori progressi in settori come l’educazione, la distribuzione della rendita, la salute e la sicurezza. Questa ultima è stata, senza dubbio, la grande differenza che troviamo qui. Sentirsi al sicuro è un sentimento che non sperimentavamo da molto tempo.
Politicamente i due paesi hanno lo stesso tipo di problema: i politici, quando arrivano al potere, cominciano a preoccuparsi solo come proseguire nella loro bella vita.
Ma l’Italia – che secondo quella coppia del cinema è oggi poco creativa – è la nostra casa adesso. Ci siamo trovati molto bene qui, ci adattiamo alle abitudini e allo stile di vita italiana.
I brasiliani e gli italiani sono molto simili nell’essenza. Se al paese manca la creatività, ha un talento per l’offerta di storia, cultura, tradizione, bellezza e sapore. Forse questo potrebbe spiegare perché così tanti artisti brillanti hanno trovato ispirazione per i loro capilavori atemporali vivendo qui, anche se in momenti diversi.
La crisi é sopratutto umana. Viviamo una società in cui l’importante è consumare senza necessità, è trasformarsi in una celebrità istantanea (come Andy Wahrol ci ha anticipato), è fare amici virtuali, è isolarsi ognuno con il suo telefonino e computer, che ironicamente sono stati creati per ridurre la distanza fra le persone.
Si non è il momento ideale, l’importante è che sia il momento. Per noi la dolce vita, la bella vita è una questione di come la si affronta.
JOICE MONTEFELTRO
Foto: Luis Jorge