Tag
I film che mettono gli immigrati al centro della trama rafforzano l’importanza di affrontare il paese in cui viviamo.
Un’Italia multietnica e cosmopolita ha dato il “benvenuto” ai primi nati in varie parti del paese nel 2012. Questo anno, la nazionalità dei piccoli è stata, senza dubbio, il simbolo di un paese fatto di persone non tipicamente italiane ma di cultura diversa: sono figli degli immigrati o di una coppia in cui uno dei genitori è straniero. Segni dei tempi? Forse.
Più che una curiosità mediatica, la notizia rivela una realtà che il cinema ha già osservato. La settima arte ha interpretato il fenomeno dell’immigrazione, non solo in Italia ma anche in tutta Europa, facendo il suo lavoro di riprodurre le relazioni che esistono nella realtà, nei fatti e nelle storie.
Un film con questo tema dal registro realistico è “Terraferma”, premiato dalla giuria del Festival Cinematografico di Venezia 2011. La pellicola guarda al mare come un luogo sinonimo del problema e delle soluzioni. Dal mare arrivano persone in fuga in un’isola al Sud d’Italia, un posto che vive di turismo. La trama coinvolge la contraddizione della legge del mare che salva ma allo stesso tempo porta in terraferma l’indigenza di persone in fuga.
Il tema può essere affrontato in forma di satira crudele, come è il caso del film “Cose dell’Altro Mondo”, una divertente commedia uscita l’anno scorso, che tratta con intelligenza il fenomeno dell’immigrazione e il discorso della necessità della presenza degli immigrati per la sopravvivenza di coloro che più si oppongono alla loro presenza. Dopo una dichiarazione xenofoba in un programma televisivo, contro tutti gli extracomunitari che vivono in una città del Nord-Est d’Italia, essi svaniscono improvvisamente, lasciando il lavoro indispensabile agli italiani che non lo vogliono più fare.
La questione emigrazione è frequente come argomento cinematografico anche nei film stranieri. Una pellicola tedesca, uscita nel 2011 e intitolata “Almanya”, lo fa con i toni della commedia ma senza superficialità. Racconta la difficoltà dell’incontro culturale tra due nazionalità diverse. Il film tratta l’integrazione di una famiglia che viene dalla Turchia per vivere nella Germania degli anni ‘60. Lì la famiglia cresce, si abitua al modo di vita tedesco e c’è il suo contributo allo sviluppo del paese riconosciuto dal governo stesso. Ma il patriarca della famiglia conserva il sogno di comprare una casa nella sua terra d’origine. Così comincia un viaggio di scoperte e riscoperte delle loro origini, che di fatto non conoscono. La storia di questo scontro culturale viene vista attraverso l’ultimogenito che ha voglia di capire meglio la sua origine turca e la sua nazionalità tedesca unite, che per lui non è sempre facile comprendere.
Questi sono solo tre film che si concentrano sull’immigrazione come una questione sociale e non un semplice caso di polizia. Mettere gli immigrati al centro della trama può essere visto come il sintomo di un desiderio di trattarela questione in modo avanzato. Il cinema ci dà la capacità di capire che siamo parte della sua osservazione.
In una sala cinematografica, chi guarda pensa alla vita, si mette al posto dei protagonisti e cerca di identificare qualcosa di personale o collettivo con quello che succede ai personaggi della pellicola; nonostante nella vita reale il problema dell’immigrazione sia molto più ampio di quello visto sullo schermo, alcune volte divertente, altre dolorose.
JOICE MONTEFELTRO